"Mi è stato chiesto, di scrivere qualcosa su di me, ma è sempre difficile parlare di se e di quello che si fa. Se parli troppo ti dai delle arie, se lo fai poco non sei comunicativo.....

Meglio allora parlare di musica, un'arte affascinante  e  misteriosa,  in special  modo  quando   s' incontra con la percussione".

Un articolo scritto da Jonathan Faralli

Sulla musica e sulle percussioni

E’ evidente che l’interpretazione del significato musicale cambia da una persona all’altra e da un periodo ad un altro, e che nel tempo sono stati espressi punti di vista contrastanti circa il significato e la funzione della musica.

In alcune circostanze sembra che essa evochi immagini visive o che sia in grado di trasmettere o rinforzare messaggi sociali, culturali e politici specifici e, oltre  a riconoscere tali possibilità referenziali, parliamo spesso di “linguaggio” musicale.

Tutto ciò conferma che la musica è un altro mezzo per trasmettere quel genere di idee che noi comunichiamo con le parole, o forse è un illusione e la musica non ha niente da dirci?

E’ un peccato che noi classifichiamo un certo tipo di arte e di musica come “astratte”, lasciando così intendere che esse siano meno affascinanti forse perché mancano di potenzialità associative o evocative: in senso stretto tutta l’arte è astratta ed è questa forse la sua prima ragione d’essere.

Un quadro, una scultura, una danza, un video, una poesia o un brano musicale, ogni oggetto artistico, di fatto, anche quando il suo contenuto è in relazione diretta con qualcosa di osservabile e riconoscibile, è un’astrazione rispetto al mondo “reale”.

Naturalmente il grado di interpretabilità soggettiva varia molto a seconda di alcuni aspetti variabili che sono: la natura stessa dell’opera, il linguaggio scelto dall’artista che l’ha ideata, il contesto nel quale viene eseguita o mostrata, il fruitore medesimo con le sue conoscenze e la sua personalità…

Ci sono arti che lasciano molto spazio “interpretativo” al fruitore, altre che lo conducono con più vigore, ma lasciando sempre al pubblico un margine di incompiutezza necessario.

La mancanza nella musica di un potere descrittivo simile ed efficace come quello posseduto dalle parole o dalle immagini non è una debolezza, ma la sua forza.

Quando affronto un nuovo progetto  mi piace  indagare su queste tematiche interpretative che ruotano intorno al significato intrinseco della musica, alla sua concezione e creazione, al suo rituale esecutivo, al rapporto tra la percussione e le altre arti come la scultura, l’elettronica, il video.

In un mondo multimediale come quello in cui ogni giorno siamo immersi e stimolati, diventa prerogativa essenziale la conoscenza approfondita  e dettagliata di ciò che si ascolta e si incontra.

La conoscenza diventa allora una chiave universale per “aprirsi” ed apprezzare altri aspetti della nostra cultura, classificati spesso come “per addetti ai lavori” ma in realtà, se ben presentati, godibili e fruibili per tutti. Questo è il mio mondo.

Jonathan Faralli